Storia

Il toponimo potrebbe significare "luogo dei mandorli in fiore". La radice "Lot" e la terminazione "ai" sono di origine nuragica. Si ipotiza che il toponimo  si riferisca al Dio Apollo ed al suo culto. Gli studi del territorio e dei reperti archeologi dicono che il paese di Lotzorai fu abitato gia' all'eta' del rame. Fu sede dal sesto secolo a.C. di un insediamento prima punico poi romano. Infatti ne è testimonianza durante la civiltà Fenicia della costruzione di un tempio sulla collina dove oggi sorge il Castello Medusa. Quando i Cartaginesi giunsero sulle coste ogliastrine,  Lotzorai esisteva già. Prima che assumesse l'attuale nome si è chiamata Lozoranus ( Alcune leggende raccontano che nel 1117 nel "Santissimi Praesulis Georgici Suellensis", un contadino di nome Lozoranus fu risuscitato dal santo che ha dato il nome al paese ), Lozzorai,  Loçorai de Planitio, Lotoray, Loceray e Lostoray.
Altre testimonianze dicono che il primo villaggio vero e proprio fu "Ogliastro" oggi Donigala, dove la popolazione per scappare dalle invasioni che provenivano dal mare e dalle difficoltà di un territorio molto paludoso, diede vita a nuovi insediamenti,come la parte più alta del paese di Lotzorai, oggi "Cuccureddu".  Le incursioni saracene continuarono ancora per vari secoli. Nell' XII Secolo intorno all'anno 1020,  Pisani e Genovesi si contendono il dominio dell'isola. In Ogliastra prevalgono i Pisani, infatti nel 1307  Lotzorai fu direttamente amministrata dal Comune di Pisa e dai suoi Cameraii, residenti nel Castello di Cagliari. In questo periodo Lotzorai viene chiamata con il nome Villa Loçorai de Planitio, riferendo  probabilmente con planitio quello che oggi viene identificato come Donigala. Effettivamente proprio a Donigala fanni riferimente le terre e le vigne appartenenti a Pisa e sottoposte al pagamento d'imposte. Il prelievo costituiva di un imposta che doveva essere pagata da ciascun Capofamiglia a seconda delle proprie possibilità. Inoltre dovevano pagare anche i titolari delle pubbliche taverne per poter vendere il vino prodotto a Lotzorai. Pisa possedeva a Lotzorai anche vigne, orti, frutteti e vari appezzamenti di terra aratoria. Uno  di questi appezzamenti era dotato di casa colonica e si trovava alle pendici della collina dove era il Castello, sede del giudice di fatto e castellano del Giudicato. Nel XIV secolo sotto il dominio di Pisa Lotzorai era un  villaggio  composto da 26 famiglie. Il susseguirsi di imposte onorose e l'accentramento personale e di affido privato che riguardò tutta l'Ogliastra accompagno il lento ma progressivo decadere del potere di Pisa in Ogliastra fino all'elezione nel 1323, da parte degli Anziani del Comune di Pisa, dell'ultimo giudice di fatto e castellano del castello di Lotzorai e del Giudicato d'Ogliastra, Piero Fini de Perlascio.  Nell'autunno del 1323 l'Ammiraglio Carroz conquista L'Ogliastra e  il castello di Lotzorai è tra le prime fortezze a cadere in mano dei catalano - aragonesi. Nel 1327 Lotzorai diventa una delle Ville della Contea di Quirra, inserita nel sistema feudale Aragonese.
 


Paese della Sardegna nella provincia e prefettura di Lanusei, che comprendesi nell'antico dipartimento dell'Ogliastra. La sua situazione geografica è nella latitudine  39° 58' e nella longitudine orientale del meridiano di Cagliari 0° 30'. Siede nella maremma ogliastrina a poco più di un miglio dal Mar  Tirreno tra due fiumi,  ed è diviso in due rioni, uno detto Lozzorai, l'altro in distanza di mezzo miglio verso levante che dicesi Donnigala.

 

 

Le sue acque, e le molti paludi e il vicino mare vi accumulano una grand'umidità, che molte volte oscura l'altra presentadosi come nebbia. Il calore  è forte nell'estate quando non si tempera dal venticello marino, il freddo poco sensibile d'inverno, quando accade  di raro che vedasi anche di poco biancheggiare il suolo di neve.

I venti boreali sono impediti dai monti di Baunei, gli occidentali dalla catena delle grandi montagne, e però non vi resta adito che ai venti australi, siroccali, e del levante. L'aria nella stagione dell'intemperie è perniciosissima a forestieri usi al miglior clima; ma si potrebbe rendere molto meno maligna se non si lasciasse ristagnare l'acqua in molti bacini e corrompersi, e si togliesse i letami accumulati alle uscite del paese. Il territorio di Lozzorai può avere una superficie di miglia quadrate sette. Le più parti sono piane, e le poche eminenze  non sono altro che poggi e piccole colline, che quei paesani appellano monte di Tancau, monte Lacinu, Fundu de Monti, Corongiu, e Fundu Iba, quasi tutte di aspra superficie. In esso non si conosce alcuna fonte considerevole, e i popolani attingono da due pozzi di acqua salmastra. La prima detta Funtana Beccia trovasi presso il rione di Sant'Elena, l'altra che fu scavata nel 1830 è nel luogo che dicono Sa Porta dessu Erettu. De i due fiumi quello che scorre alla tramontana del paese è detto Palmera ( Pramaera ), l'altro  che scorre nella parte contraria, ed ha le sponde sparse di molte paludi , è nominata S'arenada. In stagioni piovose e l'uno e l'altro, hanno pericolosi i guadi, e ridondando cagionano danni gravissimi nè icampi e nè predii, e riempendo le concavità formano quelle paludi dalla cui esalazione  infettasi l'aria. L'aria complessiva di quei luoghi paludosi non è minore di starelli 10. Mancano i ponti sull'uno e l'altro, e per questo sono nell'inverno rotti non poche volte i commerci. Nelle montuosità sunnotate trovano i cacciatori cinghiali, cervi e daini, e in quelle e nelle altre regioni uccelli di tutte le specie stazionarie e passeggere che si conoscano nell'isola. Le specie più copiose  sono gli acquatici, quindi i passeri e i colombi sono moltiplicati in grandissime famiglie. La popolazione dè i due rioni (anno 1839) era di anime 741 distribuite in famiglie 176, con maggiori d'anni 20 uomini 345, femmine, 283, e minori maschi 65, femmine 48. L'ordinario numero delle nascite 35, delle morti 25, de matrimoni 8. Sono rarissimi che vengono a 65 anni d'età. Le malattie più comuni e mortifere sono i dolori laterali e le febbri perniciose.

Professioni. I Lotzoraini  sono gente laboriosa, e travagliano nell'agricoltura uomini 250, nella pastorizia 30, nella pesca 10, nei mestieri 35. Vi sono preti 2, procuratori 2, notai 1, flebotomi 2,. Le Donne lavorano in circa 120 telai. Alla scuola primaria concorrono tre fanciulli.

Agricoltura. Le terre di Lozzorai sono molto atte a cereali. Si seminano ogni anno starelli di grano 450, d'orzo 80, di legumi 250. Il grano  suol produrre il 12, l'orzo il 40, i legumi variati il 20 di granone  si pongono nè i solchi non più di starelli 15, che rende  il 70, e di lino si raccolgono 2000 oberas  contenente ogni obera 12 manipoli. Non si fa orticoltura  che in qualche ajuoletta particolare. Le vigne sono così prospere come in tutte le altre regioni vinifere dell'Ogliastra, la quale mentre in Sardegna sono molte regioni celebri per la coltivazione delle viti, pare superiori in alcune riguardo ad altre. I vini sono buoni e si vendono al continente con più lucro che venga a paesi più distanti dal mare. Si coltivano varie specie di piante fruttifere, ma esse non sopravanzeranno i 6000 individui, quanti sono sufficienti al paese. Tutte le parti del territorio a Lozzorai e Donnigala sono chiuse a predio, che appartengono a molti proprietarii, giacchè sono rari quelli che non ne possedano. Non v'ha però che una sola tanca nella regione montuosa dove in qualche anno si semina. 

Pastorizia. Nelle parti incolte di questo territorio vegetano gli olivastri, i lentischi, i cisti, i corbezzoli. I pascoli non sono scarsi. I lotzoraini avevano nel 1839 buoi per l'agricoltura nel numero di 100, vacche 500, cavalli 40, majali 60, giumente 100, vacche rudi 100, cavalle 25, capre 300, pecore 1500. Accade spesso che questi animali muoiano in gran numero per le acque pessime delle quali si devono dissetare  nè luoghi paludosi. Il formaggio delle pecore è molto reputato, ma in poca quantità.

Commercio. Da prodotti agrari che mettonsi in commercio, e da pochi capi vaccini che vendonsi al macello de i vicini paesi, possono guadagnare i lotzoraini all'anno lire nuove 40000. Nel litorale  di Lozzorai e Donnigala non è alcun seno, e i legni di commercio devono andare al riparo della isoletta d'Ogliastra posta al levante della foce  del Palmaera, dove stanno protetti dagli altri venti, ma non dal greco e sirocco, per le quali possono perire. Nel 1806 vi si riparò una goletta barbaresca, ma non tenuta dalle ancore andò a rompere. Gli africani si salvarono e presentatisi nel paese si diedero  schiavi, che poi furono cambiati con i molti sardi che gemeano nelle catene degli infedeli.

Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione del vescovo d'Ogliastra, ed è governato nelle cose spirituali da due preti, il primo dei quali dicesi rettore. In Lozzorai la chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di Sant'Elena, in Donnigala vi è una succursale dedicata alla martire Santa Barbara. Un, altra si è cominciata in Lotzorai fin dal 1822, e non è ancora compiuta. Non si consacrò ancora il cimitero in quella forma che dal governo era stata prescritta. Le feste principali sono per Sant'Elena, San Quirico, per Santa Barbara, per l'Annunziata, e per l'Assunta con corse di cavalli, fuochi di gioja, balli e convitti, in onore degli stranieri. Nelle campagne erano gia due chiese rurali, una denominata di San Tommaso, l'altra di San Alessandro. Esse si lasciarono cadere in rovina.

Antichità. Le costruzioni noraciche conosciute non sono più di due, una in Perdu lo Colombus l'altra in San Tommau. Non sono rare nelle rocce  le cavernette sepolcrali , e se ne può indicare una nella regione Su monti de mesu, e quattro o cinque nel monte Agiargiu.

Castello di Lotzorai. Fu edificato sopra un alto poggio, dal quale è visibile tutto il territorio. Fu ben munito siccome castello di frontiera con la Gallura e posto sopra il porto ogliastrino finchè duro il regno cagliaritano e gallurese, al quale fu congiunto con tutto il territorio nel tempo che fu il primo abolito. I Pisani, padroni di Cagliari e di Gallura armaro e lo tennero  finchè nell'invasione degli aragonesi non fu superato. Ignorasi il tempo della sua demolizione. Quei del paese lo vorrebero edificato dalla Regina Medusa, e stanno fermi in questa opinione.



 
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